Ord Om ordet

12. søndag A

Prekenen ble holdt på italiensk. Du finner en engelsk oversettelse ved å trykke på ‘English’ øverst til venstre på skjermen.

Ger 20,10-13: Signore, che scruti le reni e i cuori.
1 Pt 3,13-17: Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori.
Mt 10,26-33: Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato.

Le nostre letture ci parlano di processi di rivelazione e di svelamento. Pur essendo testi antichi indicano tensioni intrinseche alla società occidentale postmoderna. Siamo divenuti una razza di esibizionisti. L’internet ci ha fornito risorse inaudite per diffondere i dettagli più minimi della nostra esistenza: ciascuno può a ogni momento scattarsi una foto in postura seducente con i semplici attrezzi dello cellulare e lo specchio del bagno, filmarsi dando a mangiare al cane o pronunciarsi con pretesa autorevolezza sullo stato del mondo o della Chiesa.

La rete ci da l’illusione assai gradevole di aver davanti a noi un pubblico immenso aspettando col fiato sospeso i nostri oracoli, le nostre proiezioni. Alla fine delle lodi ieri abbiamo pregato: ‘Tutti siano profeti nella comunità.’ Ebbene, non è mai stato più facile fare da profeta. C’è il rischio però che la profezia sia in tal modo svalorizzata, divenendo banalmente autoreferenziale, logorroica e stancante — noiosa insomma. 

Questa tendenza coesiste con una ricercata oscurità. Proprio perché siamo talmente esposti gli uni agli altri, diamo molta energia al nascondere gli aspetti della vita che vogliamo non siano conosciuti da tutti. Banche e servizi sanitari investono somme immense nella criptazione di dati per mantenere dovuta segretezza. È giusto.

Più problematici sono i giochi che realizziamo privatamente nascondendo aspetti poveri o compromettenti della nostra personalità dietro facciate fittive. I grandi scandali del nostro tempo, sia nel contesto secolare che quello ecclesiale, sono quasi tutti legati a mancata coerenza, a un certo disordine nella vita di persone pubbliche, o addirittura in quella di supposti profeti.

‘Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato’ dice il Signore. La proposizione è verificabile. Nessuna tenebra può à la longue vincere la luce. Questo fatto ci può sembrare poco rassicurante, umanamente parlando, se non ci prepariamo, considerando con franchezza la propria esistenza, chiedendoci, ‘Ma è doppia o integra la mia vita? Ci sono angoli ombreggiati che mantengo inaccessibili alla luce purificante? Se è così, cosa fare?’ Intraprendendo questo lavoro indispensabile possiamo considerare l’esempio di un profeta antico — un vero, non un falso — per trarne ispirazione e coraggio.  

Geremia è divenuto profeta a malincuore. Quando il Signore lo chiamò, resistette: ‘Ahimè, Signore! Ecco, io non so parlare!’ Ha dovuto imparare che il vero profeta non proferisce parole o luci sue. Il suo compito è di essere portavoce di un Altro. ‘Ecco’, rispose il Signore al giovane Geremia, ‘io metto le mie parole sulla tua bocca.’ Così, soltanto così, sarebbe divenuto un riferimento affidabile per Israele, ‘una colonna di ferro e un muro di bronzo’. Un profeta deve svestirsi di se stesso per assumere il mantello datogli dalla dolce provvidenza. Tal modo di vivere, tale kenosis, non si realizza una volta per tutte. È soggetto a continua verifica. 

Di questo processo parla il brano lettoci oggi. Geremia non è più novizio. Sa che cosa vuol dire servire la parola che è ‘come fuoco, come un martello che spaccia la roccia’ (23,29). Conosce l’antagonismo che provoca la vera profezia, raramente atta a piacere a tutti. Anzitutto ha imparato come vivere nella presenza del Signore. Gli acclama:

Signore degli eserciti, che provi il giusto, רֹאֶה כְלָיוֹת וָלֵב

come sta scritto nel testo ebraico. È peccato che la Bibbia della CEI metta come traduzione, ‘che vedi il cuore e la mente’. Il lettore determinato deve munirsi di una lente d’ingrandimento per trovare, in una piccola nota a piè di pagina, l’indicazione che il senso letterale della frase è ‘che scruti le reni e il cuore’.

Il cuore e la mente indicano facoltà intellettive, le parti che consideriamo le più nobili del nostro essere; le reni invece rappresentano la dimensione di noi stessi che scappa alla ragione, di cui spesso ci vergogniamo: le pulsioni, le passioni, la sensualità. Facilmente supponiamo che queste profondità non c’entrino nella vita della fede, che non siano che maleducati cani abbaianti che bisogna far tacere. È un errore. La grazia deve raggiungere anche questo livello in una évangélisation des profondeurs, per riprendere la frase di Simone Pacot. 

Quando lo scandalo si manifesta nel mondo o nella Chiesa, non è spesso perché persone dotate all’inizio di una vocazione feconda e bella si siano dimenticati col tempo di lasciarsi scrutare e ordinare le reni, vivendo come fosse a due livelli, proponendo magari discorsi sublimi ma motivate da energie passionali non riconosciute ma mortifere?

Fratelli e sorelle, non cadiamo in questa trappola! Abbiamo l’umiltà e il realismo cristiano di lasciar scrutare tutto il nostro essere dalla luce che non conosce tramonto affinché tutto sia illuminato e diventi luce. Il Signore ci scruta con misericordia — Geremia ne è testimone — ma anche con divina lucidità. Non condivide le nostre care illusioni su noi stessi. Impariamo a vivere nella verità a tutti i livelli. Così, poco a poco, con l’aiuto di Dio, conosceremo a tutti i livelli la libertà. 

 

Photograph from Väversunda Kyrka.